Succede che una sera, un venerdì sera, due giovani decidono di tornare a casa. Dopo una serata itinerante le gambe doloranti si avviano.
Di solito la fine di una serata prevede il bicchiere della staffa: sulla strada del ritorno ci si ferma in un posto che offra da bere.
Non è necessario che sia un posto dove ci si possa sedere: il bicchiere della staffa dev’essere “una cosa veloce”, una parentesi nel cammino.
Non è nemmeno una questione statistica, ma il bicchiere della staffa si consuma spesso in posti strani, viene da dire improvvisati: “da qualsiasi parte va bene”, salvo il caso in cui non esista già un posto dove abitualmente si consuma questo rito. Non è una questione di gusti, ma il bicchiere della staffa, una cosa veloce consumata in posti improvvisati, molto spesso coincide con un amaro senza ghiaccio: l’amaro è quella cosa che in tutti i bar non manca mai. Se dev’essere una cosa veloce, non può essere un cocktail o un bicchiere di vino. Se si consuma in posti improvvisati, è meglio che il proprio gusto si rivolga verso liquori industriali, dal sapore universale.
Un passo dopo l’altro le gambe doloranti individuano il posto, che si trova a metà strada verso casa, entrano; le mani prendono l’amaro e le gambe escono. Il posto non ha da sedere, ma le gambe reclamano requie.
Nella notte finalmente una luce, più forte di altre: sotto il portico poco illuminato, un lumino, un portone con uno scalino.
Quale migliore occasione per trovare un po’ di pace, sorseggiare un amaro fin troppo dolce (rigorosamente senza ghiaccio) e salutare la serata che oramai sta andando via, trasformandosi in nottata, quasi mattinata?
Cos’è uno scalino? Uno scalino è, niente più niente meno, che uno scalino, un rialzo, una seduta improvvisata; in marmo, mattone o cemento, molto spesso sta davanti a un portone o una porta. Quando andavano di moda le case unifamiliari, a piano terra o a piano rialzato, gli scalini erano un po’ più alti, comodi e si presentavano in numero variabile da uno a tre. Ora che vanno di moda i condomini, gli scalini sono molto più scomodi, quasi a raso terra, non hanno più l’altezza giusta per far sì che le gambe formino un angolo di 90 gradi e coincidono sempre più con l’uscio di porte e portoni. Quando poi invitano “troppo” alla seduta e si trovano nelle grandi città, sono protetti da strani dispositivi, come spuntoni e sbarre, che ne annullano l’uso a sedere per potenziarne altri, quello di riflettere sugli arredi cittadini, ad esempio. In un mondo dove non vanno di moda le case unifamiliari e dove gli scalini sono protetti da dispositivi strani ci si accontenta di quel che c’è.
Un’altra caratteristica del bicchiere della staffa è che, sebbene debba essere una cosa veloce e consumata in fretta, in posti improvvisati sulla via del ritorno, succede spesso che si trasformi in qualcos’altro: il fine serata apre a chiacchiere, discussioni, riflessioni che molto spesso sfociano verso i massimi sistemi. Massimi sistemi sì, ma anche no: seduti su uno scalino troppo basso per moda non si può arrivare molto lontano.
I lettori fumatori conosceranno bene quanto sia bello spezzare l’amaro-dolce senza ghiaccio con il fumo di una bella sigaretta fresca. Insomma, poche storie: due delle quattro braccia sulla scena poggiano il bicchiere per terra e tirano fuori un portatabacco da una borsa. Le dita si mettono all’opera e in due secondi è fatta. I lettori bevitori che hanno a che fare con fumatori e i lettori bevitori-fumatori sapranno bene che la combo “bicchiere della staffa + sigaretta” indica che la serata volge proprio al termine: dai massimi-ma-anche-no sistemi, al delirio, fino all’ultimo goccio, all’ultimo tiro.
Proprio durante l’ultimo tiro le gambe si accorgono di poggiare quasi rasoterra e gli occhi, guardando in alto mentre la bocca butta il fumo in su, si rendono conto di non aver mai visto la città da quell’altezza: il panorama non è dei migliori, alcuni palazzi direttamente dagli anni ’60 e dal dubbio gusto, non proprio visibili a causa di un portico alto. Se solo il collo andasse un po’ più in giù e il busto raggiungesse un attimo l’altezza-gambe si riuscirebbe a vedere…ancora il palazzo.
Il braccio prende la rincorsa, le dita si allargano e insieme lanciano via il mozzone di sigaretta. Gli occhi che cadono invitano le gambe ad alzarsi e a proseguire il cammino verso il letto.
L’indomani, subito dopo il caffè, proprio le stesse mani cercano in borsa il portatabacco (i lettori fumatori sapranno quant’è bella la sigaretta dopo il caffè). Niente. Deve esserselo preso lo scalino, pensa la testa, c’è stato di mezzo uno scambio: lo scalino ha regalato agli occhi città goduta da un punto di vista ribassato, in cambio di un portatabacco. Un vizio in cambio di un vezzo.